“Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di nuove civiltà, fino ad arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima”.
Molti conosceranno l’incipit della fortunata saga fantascientifica Star Trek, che dalla metà degli anni ‘60 ha costellato l’immaginario collettivo con suggestioni tecnologiche, scientifiche, politiche e sociali del futuro dell’umanità.
Il mondo di Star Trek si colloca tra il 2150 e il 2300, cioè tra i 130 e i 280 anni circa dopo di noi. In quell’epoca l’umanità, secondo la visione del futuro proposta dalla serie, avrà trovato un’armonia planetaria tale da permetterle lo sviluppo verso la conoscenza della galassia, oltre i confini del Sistema Solare.
Uno dei personaggi più famosi della serie, il capitano Jean-Luc Picard, spiega che nel 2300 “il denaro non esiste e l'acquisizione della ricchezza non è più la forza motrice della vita. Ma il senso della vita è lavorare per migliorare sé stessi e il resto dell’umanità”. In base a questo modello economico, i beni materiali e il denaro non esistono più e l'umanità è uscita dalla sua infanzia. La gente non è più ossessionata dall’accumulazione delle cose materiali e ha eliminato con successo la fame e il bisogno del possesso. La Federazione dei Pianeti, con capitale sulla Terra, è un ambito di cooperazione tra specie umanoidi di un quadrante della Galassia, ai confini del quale esistono altre specie (Romulani, Klingon, Cardassiani) con le quali si alternano periodi di guerra e di pace.
Quella degli autori della serie Star Trek non è, naturalmente, l’unica visione del futuro che conosciamo. Vorrei ora proporvi alcuni esempi di futuro proposti dall’immaginario cinematografico e dalle serie tv (più o meno famose) e dal dibattito sociale e politico.
La serie 3%, è ambientata in un mondo devastato dove il 97% della popolazione è costretto a vivere in una gigantesca favela in condizioni di miseria, mentre il restante 3% vive in un paradiso in terra, l’“Offshore”. Ogni anno chi raggiunge i vent’anni di età ha la possibilità di passare al lato migliore attraverso un processo di selezione molto complesso, affinché chi passi all’Offshore sia un essere superiore, puro e privo di difetti. Una resistenza clandestina cerca di rompere questo schema.
The Expanse è ambientata anch’essa nel 2300 come Star Trek, ma la sua visione non è ugualmente ottimista. L’umanità, grazie agli avanzamenti tecnologici, ha iniziato la colonizzazione del Sistema Solare. Ma tra gli abitanti della Terra, quelli delle colonie di Marte e della Cintura degli Asteroidi vige un clima di tensione e guerra fredda frutto di offese, supremazie e usurpazione di risorse.
Altered Carbon è ambientato nel 2384 e in questo futuro la coscienza umana può essere codificata, caricata su un dispositivo inserito chirurgicamente nella colonna vertebrale e quindi trasferito da un corpo all'altro. I ricordi e la coscienza sono "inseriti" in nuovi corpi sintetici, clonati o naturali, che vengono considerati come mere custodie della mente. Grazie a ciò gli esseri umani sopravvivono alla morte fisica. La distruzione del dispositivo comporta la "vera morte", ossia la morte dell'identità oltre che della custodia. Solo pochissimi possono permettersi questa costosa tecnologia, i ricchi e potenti "Mat" (Matusalemme), che li rende virtualmente immortali, quasi degli Dei.
Concludo questa breve carrellata di esempi con Matrix. Spiegare Matrix a chi non lo ha visto non è semplice. Ci troviamo nel 2200 circa, gli esseri umani stanno combattendo una guerra contro robot creati nel XXI secolo e dotati di intelligenza artificiale. Il paesaggio terrestre è desolante e devastato dagli umani che hanno oscurato il sole per impedire ai robot di trarre l’energia con la quale si alimentano. I robot hanno intrappolato gli umani, utilizzandoli come fonte di energia e "coltivandoli" in campi di incubazione per sfruttarne il calore e la bioelettricità naturali. Il mondo nel quale gli esseri umani credono di vivere è in realtà Matrix, una neuro-simulazione interattiva introdotta nelle loro menti per tenere calmi e occupati gli umani coltivati. Una resistenza che vive nelle profondità del pianeta cerca, attraverso una sorta di guerra cyber-mentale, di vincere il conflitto contro l’Intelligenza Artificiale.
Ho provato a diagrammare queste visioni del futuro, aggiungendone anche altre, rappresentandole in funzione dell’ottimismo e dell’intenzionalità. Per quest’ultimo aspetto attribuisco un significato di presenza o meno dell’elemento umano come agente trasformatore della realtà. In questo senso per intenzionale intendo proprio “non-naturale” quindi l’opposto di meccanico. Ed è la definizione che sento più vicina all’Essere Umano: trasformatore, rivoluzionario, essenzialmente libertà e progetto.
Le rappresentazioni del futuro nei film e nelle serie tv una cosa in comune: quasi tutte immaginano il futuro in modo oscuro e catastrofico. Non ho citato Blade Runner, forse il capostipite delle visioni “distopiche”.
In 3% il futuro dell’umanità è immaginato in una favela.
In The Expanse, si proietta meccanicamente la situazione di oggi all'epoca della colonizzazione del Sistema Solare, trasferendo i meccanismi economici, sociali e psicologici attuali in un tempo futuro. In pratica non si migliora: le relazioni violente di oggi restano più o meno uguali.
In Altered Carbon, c’è un enorme avanzamento tecnologico non accompagnato da un corrispondente progresso sociale ed economico. Individui super-ricchi e super-potenti detengono una sorta di immortalità, con la quale aumentano la loro ricchezza e il loro potere, a fronte della stragrande maggioranza della popolazione che non può permetterselo e vive in condizioni misere. Un futuro di immortalità, violenza e diseguaglianze.
In Matrix si prospetta un futuro spettrale disumanizzato, dove gli esseri umani sono ingannati e ridotti a piante dall’Intelligenza Artificiale che li domina, su un pianeta devastato.
Trasferiamoci ora dai mondi immaginati dagli autori di fantascienza alle prospettive un po’ più comuni che emergono ai nostri giorni. Tenterò una generalizzazione: sintetizzare alcune visioni presenti nella discussione pubblica che, tra manipolazioni e rielaborazioni, le varie anime politico-sociali cavalcano o sottopongono alla pubblica opinione.
Per la destra si delinea un futuro oscuro: la società sta diventando un caos senza controllo. Tecno-finanza e oscuri signori del male stanno mettendo a repentaglio gli antichi valori della famiglia e della patria. Si prospetta un futuro di “meticciato”, la scomparsa delle antiche tradizioni e uno stile di vita anonimo, globalizzato e senza radici.
La sinistra denuncia la perdita delle conquiste democratiche e sindacali, dei diritti umani, il dilagare dell’odio e il ritorno del fascismo. Prospetta, nel futuro, una catastrofe senza ritorno nelle braccia guerrafondaie del nazionalismo.
Gli ecologisti denunciano un’alterazione senza ritorno degli equilibri del pianeta e una prospettiva di estinzione della specie umana. Ambivalente dal punto di vista dell’intenzionalità: perché se da una parte vedono l’essere umano come l’effettivo motore di trasformazione del pianeta (distruttiva in questo caso) e quindi un essere non-naturale, dall’altra prevedono una sua naturale estinzione come se fosse una specie come tutte le altre.
C’è anche un ottimismo meccanicista, tipicamente espresso dal pensiero neoliberale, che prevede un futuro radioso e di benessere grazie al denaro e alle forze “naturali” del libero mercato che porteranno “naturalmente” il benessere dall’alto verso il basso.
Ormai senza più la forza di un tempo, si può citare la visione socialista-comunista che prospetta la rivoluzione degli oppressi, la collettivizzazione delle risorse e la liberazione dell’umanità verso il “sol dell’avvenire”.
Una visione ottimistica del futuro prevede la tecnologia come forza trainante della trasformazione positiva della società. Tuttavia non è chiaro quale sarà il destino dell’essere umano in questa visione: sarà lui il motore della trasformazione e la tecnologia solo una protesi della sua intenzionalità oppure soccomberà allo strapotere delle macchine, della tecnologia e dell’intelligenza artificiale?
L’attivismo sociale intravede un’effettiva possibilità di cambiamento attraverso l’azione umana. Tuttavia è in gran parte preso dallo scoramento epocale e, sebbene continui la sua azione sociale per la difesa dei diritti umani, non è ottimista e trova un senso oramai solo quasi “spirituale” della propria azione nel mondo.
Gli umanisti, tra i quali mi colloco, sono ottimisti e credono nel cambiamento personale e sociale. E credono che questo cambiamento non sarà automatico o meccanico, ma dipenderà dall’azione umana. Non solo. Riconoscono che proprio l’azione coerente, che porta crescita e superamento del dolore e della sofferenza in se stessi e negli altri, modificherà la visione del mondo e del futuro.
Dichiarare il proprio ottimismo verso il futuro è un atto di fede. Come lo è anche quello di coloro che hanno una visione catastrofica del futuro. Non sappiamo realmente come andranno le cose, nessuno è tornato dal 2300 raccontandoci come è andata a finire. L’essere umano è intenzionale e costruisce il suo futuro. Tra successi e fallimenti. Ma sempre in evoluzione.
Possiamo riconoscere quindi che tutti abbiamo delle immagini di futuro che convivono in noi: sono parte dell’immaginazione personale ma allo stesso tempo partecipano in uno stesso spazio di rappresentazione collettivo.
Possiamo pensare all’avvenire lontano come a quello che faremo questa sera. Che sia l’immagine di un bicchiere d’acqua fresca quando abbiamo sete o un desiderio di benessere per sé e i propri cari, è sempre un’immagine, più o meno complessa, a orientare la nostra azione nel mondo.
Possono esserci immagini neutre, negative o positive; con una carica di sofferenza oppure di affetto e felicità. Possiamo immaginare cose che riteniamo possibili, ma possiamo anche immaginare cose che non riteniamo possibili.
Le immagini del futuro di quest’epoca, nel nostro contesto culturale occidentale, tendono al negativo, all’oscuro, al catastrofico con sfumature diverse a seconda del paesaggio di formazione e della nostra biografia collettiva. Se operano ed agiscono questo tipo di visioni, piuttosto che quelle positive, è perché ci troviamo nella fase finale di un tipo di civiltà. L’insieme di immagini negative del futuro, quali che siano, hanno un sapore di terminale, di conclusivo e di non-più-risolvibile. E queste immagini, come ogni attività che definiamo “umana”, sono intenzionali. Quindi sorgono dalla coscienza per risolvere qualcosa, hanno un compito. Le visioni oscure del futuro dell’umanità adempiono perciò ad una funzione, quella di portare a termine la traiettoria di questa civiltà.
Ma si intravedono, nel caotico immaginario collettivo, anche i segnali di una nuova civiltà nascente. Se per un verso è presente una preoccupante assuefazione alle immagini negative, dall’altra parte cresce anche il rifiuto per queste immagini, che ha un valore positivo. Il rifiuto della violenza per esempio. O il rifiuto ad utilizzare gli altri per essere catapultati ai vertici sociali.
In definitiva la ricerca di nuove esperienze di vita e di relazione, di nuovi orizzonti possibili, l'investigazione su nuove traiettorie di civilizzazione, l’esprimersi di nuove forme di spiritualità, sono i segni percepibili dell’intenzionalità che costruisce nuovi percorsi per l’umanità.
Vorrei, per terminare, condividere con voi delle immagini di futuro che mi ispirano. È un dialogo tratto dal “Il giorno del Leone Alato” di Silo, autore di riferimento per l’umanesimo contemporaneo, che nella sua produzione letteraria ha voluto anche dedicarsi ai racconti di fantascienza.
“- Buongiorno, signora Walker.
- Buongiorno, signor Ho.
- Immagino che abbia letto il rapporto del mattino.
- Sì, certo.
- Suppongo anche che, rispondendo alla richiesta quotidiana di opinioni, avrà deciso di far sentire la sua voce sul tema delle colonie planetarie.
- Proprio così, signor Ho. Proprio così. Nessuno su questa Terra potrà incoraggiare un progetto così costoso sino a che un solo essere umano rimarrà al di sotto - e questo mi sembra mostruoso - dei livelli di vita di cui tutti godiamo.
- Come mi rallegra ascoltarla, signora Walker. Come mi rallegro! Ma mi dica, in quale momento tutto è cominciato a cambiare?... Quando ci siamo resi conto che esistevamo e che, quindi, esistevano anche gli altri? Adesso so che esisto, che sciocchezza! Non è vero, signora Walker?
- Non è affatto una sciocchezza. Io esisto perché lei esiste e viceversa. Questa è la realtà, tutto il resto è una sciocchezza. Credo che i ragazzi di... come si chiamava? Qualcosa di simile a “L’Intelligenza Lenta”?
- Il Comitato per la Difesa del Sistema Nervoso Debole. Nessuno li ricorda, per questo ho dedicato loro dei versi.
- Sì, sì. Bene, i ragazzi si sono dati da fare per mettere le cose in chiaro. In verità non so come abbiano fatto ma lo hanno fatto. (...)
- È così, è così. Tutta l’organizzazione sociale, se possiamo chiamarla così, sta crollando. In così poco tempo si è completamente sfaldata. È incredibile! Ma questa è una crisi che vale la pena di essere vissuta. Alcuni si spaventano perché credono che perderanno qualcosa, ma che cosa potranno perdere? Proprio adesso stiamo dando forma ad una società nuova. E quando avremo sistemato per bene la nostra casa, faremo un nuovo balzo in avanti. Allora sì che potremo dedicarci alle colonie planetarie, alle galassie ed all’immortalità. Non mi preoccupa il fatto che in futuro potremo commettere qualche nuova sciocchezza perché ormai saremo cresciuti e, a quel che sembra, la nostra specie riesce a cavarsela proprio nei momenti più difficili.
- Hanno cominciato con i programmi dello spazio virtuale. Li hanno montati in modo tale che tutti hanno voluto mettersi a giocare e così ben presto le persone si sono rese conto di non essere delle figure piatte ritagliate. Si sono resi conto di esistere. I ragazzi sono stati il fermento di qualcosa che sicuramente doveva accadere, altrimenti non si spiegherebbe la rapidità della cosa. La gente ha preso tutto nelle proprie mani, era ora!
- (...) Visto che questa è la prima volta che parliamo, le sembrerà troppo se le chiedo un grande favore?
- Su, avanti, signora Walker. Stiamo vivendo in un mondo nuovo ed ancora facciamo fatica a trovare modi più aperti di comunicazione.
- Mi leggerebbe le sue poesie? Immagino che siano inefficienti, arbitrarie e, soprattutto, confortanti.
- Proprio così, signora Walker. Sono inefficienti e confortanti. Gliele leggerò, quando lei vorrà. Le auguro una bellissima giornata.”
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