Miti, Futuro e Nazione Umana Universale

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Il titolo di questo simposio ci chiama a parlare di miti, di futuro e della Nazione Umana Universale.
Forse questi concetti necessitano alcuni chiarimenti.

Cominciando dai miti, non è un mistero che, almeno nel nostro contesto culturale, si tenda da diversi secoli a porre i miti nel campo della “favola”, della “invenzione” o della “finzione”. In effetti, tra i filosofi greci, il termine mythos fu svuotato di tutto il valore religioso e metafisico e terminò col definire “tutto ciò che non può esistere realmente”. A sua volta il cristianesimo di origine giudaica relegò nel campo della “menzogna” e della “illusione” tutto quello che non era convalidato da uno dei due Testamenti . 
Eppure, non è in questo senso che tratteremo il tema dei miti. Questi ci interessano nella misura in cui, nelle società in cui sono vivi, forniscono modelli per il comportamento umano e, proprio per questo, conferiscono significato e valore all’esistenza .

In verità, il mito è una realtà culturale complessa che può essere approcciata e interpretata in prospettive multiple e complementari, ma che si può definire, secondo Mircea Eliade (1907-1986), come un racconto di storia sacra, la narrazione di un avvenimento che ebbe luogo nel tempo primordiale, il tempo da favola degli “inizi”, il quale è assunto come veritiero e che si (ri)vive ritualmente, accedendo per questa strada all’esperienza degli Dei o degli Eroi che lo caratterizzano .

In questo senso conviene, per quanto ci interessa qui, differenziare il mito dalla leggenda, dalla saga, dal racconto e dalla favola, seguendo la linea d’esposizione di Silo nella conferenza di presentazione del suo libro Miti-radice universali . E anche distinguere i miti sacralizzati, nei quali le divinità si manifestano, da altre credenze fortemente radicate nelle quali il divino non è presente, ma che oggi si definiscono comunemente come “miti”. In ogni caso, gli uni e le altre hanno elementi in comune, perché in ambo i casi si traducono tensioni e climi mentali in immagini, più o meno allegoriche, come meccanismi di riequilibrio dello psichismo, e che hanno il potenziale di orientare l’attività individuale e collettiva. In verità, citando l’autore, “il nucleo di un sistema di ideazione colora con le sue caratteristiche peculiari gran parte della vita di una persona. La condotta, le aspirazioni e i principali timori di ciascuno sono relazionati con questo tema. E ancor di più: una intera interpretazione del mondo e dei fatti si connette con il nucleo”. […] “Questi miti privati o collettivi orientano la nostra condotta e della loro azione profonda possiamo percepire soltanto alcune immagini che ci guidano in una determinata direzione”. Così “i miti ci consentono di avvicinarci alla comprensione delle idee, delle aspirazioni e speranze, non come idee fredde, piuttosto come immagini dinamiche che canalizzano il comportamento in una direzione specifica” .

È con questa prospettiva che ci interessa guardare al futuro, mettendolo in relazione ai miti. In verità, anche se le correnti storiciste ed esistenzialiste hanno messo in evidenza come il futuro si costruisca, in ogni momento, per effetto cumulativo, di generazione in generazione, dalle scelte dell’umanità, individuali e collettive, smarcandosi dal tempo mitico circolare, noi possiamo riconoscere come il comportamento dell’essere umano contemporaneo risponda ancora e sempre a un insieme di immagini mitiche. In questo senso, Mircea Eliade già aveva identificato a suo tempo come il comunismo e il nazismo portassero con sé rispettivamente i miti messianici (“del giusto redentore”) e quello della fine del mondo (il mito germanico del “ragnarök”), rivestiti di un nuovo abito ideologico. 

Oltre ciò, Eliade indica una serie di pratiche e festività sociali come risonanze del mito dell’eterno ritorno, come nel caso dell’Anno Nuovo, nel quale si esprime una necessità di rinascita o di nuovo inizio, di ritorno al tempo primordiale . Da parte sua, Silo allude all’influenza dei miti-radice nelle diverse religioni e culture – come nel caso del mito del Paradiso Perduto nel giudaismo e, di rimando, nel cristianesimo, soltanto per citare un esempio più prossimo – che continuano ad agire come orientatori del comportamento, nominalmente per via compensatoria, anche se slegati dall’esperienza originaria . E, allo stesso modo, nella vita sociale portoghese si manifestano spesso comportamenti che denunciano l’influenza del mito sebastianista e di quello del Quinto Impero. 

In questo modo, si può percepire come i miti più profondi operino nel substrato psicosociale di ogni cultura, anche qualora non venga registrata la loro copresenza. In questo senso, lo storico Arnold Joseph Toynbee (1899-1975) intuì l’importanza delle esperienze mistiche, creatrici di nuove religioni, come momenti fondanti di tappe storiche . È uno sguardo estraneo alla concezione dominante dei nostri giorni, che organizza la Storia in funzione delle relazioni commerciali o economiche, in accordo al grande mito di questo tempo: il denaro . 

Ciò nonostante, è facile comprendere come i cambiamenti di tappa storica corrispondano alle trasformazioni del substrato psicosociale dell’umanità, e cioè del suo nucleo di ideazione e delle immagini scatenate da esso, per lo meno in una determinata regione del globo. Essendo così, comprendendo questa struttura, si potrebbe provare a dotare questo processo di una direzione intenzionale, di un senso costruttivo, proponendo nuovi miti per il futuro dell’umanità , ora che questa è entrata in una tappa di mondializzazione, in cui tutti i popoli sono connessi tra loro e vivono una situazione esistenziale simile, a dispetto delle differenze nei livelli socioeconomico e culturale.

Pertanto, sarebbe necessario trovare una narrativa epica universale che non soltanto traducesse allegoricamente le tensioni e i climi mentali dell’attualità ma che, oltre a questo, avesse un’attitudine capace di offrire un’uscita dagli stessi, un cambio di ottica, una trasformazione degli impulsi che portassero l’umanità in direzione di un salto evolutivo, un nuovo ideale generatore di felicità per tutti, un “luogo” di distensione profonda per l’angoscia esistenziale dell’essere umano contemporaneo. Questo nuovo mito dovrebbe muovere dal futuro per illuminare il presente, evitando le trappole della memoria che spingono l’umanità in una direzione antistorica, com’è nel caso della riapparizione dei nazionalismi xenofobi e degli autoritarismi intolleranti che cercano rifugio in un passato mitico costituito dalla vertigine del cambiamento accelerato e della paura del futuro. 

È in questo contesto che sorge la proposta di una Nazione Umana Universale.
Come è noto, ciò che definisce una nazione “è il mutuo riconoscimento che stabiliscono tra di loro le persone che si identificano con valori simili e che aspirano a un futuro comune” . Essendo così, non basta proporre un ideale, né legiferare in questo senso. Diventa necessario caricare questa immagine con elementi significativi che tocchino il cuore delle persone. Parlando di religiosità nel mondo attuale, Silo enunciò alcuni modelli affinché la nuova spiritualità latente potesse avanzare, dicendo che la stessa dovrebbe unire il paesaggio sociale e il linguaggio dell’epoca (un linguaggio fatto di programmazione, di tecnologia, di viaggi spaziali), come in nuovo Vangelo Sociale . D’altra parte, in Lettere ai Miei Amici, Silo definì le basi della rivoluzione umanista nonviolenta, sintetizzandola nella frase “non ci sarà progresso se non sarà di tutti e per tutti” . Questa stessa idea guida un racconto dello stesso autore, intitolato “Il giorno del Leone Alato”, che possiede gli ingredienti per configurare una narrativa mitica della costituzione della Nazione Umana Universale, caratterizzata da un’esperienza universale di accordo della coscienza e dalla (ri)scoperta della fraternità e della compassione tra gli esseri umani, attraverso l’uso della tecnologia della realtà virtuale .

Com’è evidente, non si sta dicendo che questa fantasia porterà da sola l’umanità nella direzione della Nazione Umana Universale, ma l’allegoria che essa stessa contiene è un buon punto di partenza per indagare su questa proposta di configurazione di nuovi miti per il futuro dell’umanità, come ci proponiamo di fare in questo simposio. In fin dei conti, questo è un tempo in cui i “dèi” cominciano a irrompere nuovamente nella coscienza degli individui e dei popoli. E in effetti, nelle preoccupazioni ambientali delle nuove generazioni echeggia, senza che si sappia, il clamore di Zarathustra, quando egli stesso, ritiratosi in una grotta, ascoltò il lamento degli animali della Terra . A suo tempo, le conseguenze politiche e sociali dello zoroastrismo furono immense, dalla Mesopotamia fino alla Grecia e all’India . E, in modo parallelo, per lo meno in Europa Occidentale, la difesa della natura porta con sé la ricerca di stili di vita alternativi che sembrano evocare l’antico panteismo di origine celta, che sopravvisse nascosto nella cultura popolare sotto la censura del cristianesimo medievale. Per questo gli scenari futuri stanno già disegnandosi, sotto l’influenza di forze potenti capaci di modificare la Storia e che operano nella profondità della mente umana. Speriamo di saper comprendere i segnali che già cominciano a manifestarsi nel mondo di oggi per poter proiettare l’umanità verso un nuovo gradino evolutivo.